Venere: astrofotografia sul pianeta infernale

Andrea Vanoni • 29 luglio 2025

Venere, il secondo pianeta del nostro sistema solare, è spesso definito il "pianeta gemello" della Terra per le sue dimensioni simili e la composizione rocciosa. Tuttavia, le sue condizioni sono estremamente diverse: è avvolto da dense nubi di acido solforico e ha temperature superficiali che raggiungono i 465 gradi Celsius, rendendolo un ambiente ostile per qualsiasi forma di vita conosciuta.

La Superficie di Venere

La superficie di Venere è caratterizzata da vaste pianure vulcaniche, alte montagne e decine di migliaia di crateri. Nonostante la sua vicinanza alla Terra, la sua esplorazione è stata limitata dai suoi ambienti estremi. Solo sonde spaziali come la Venera dell'Unione Sovietica e la Magellan della NASA hanno potuto mappare il suo suolo e raccogliere dati preziosi.

Astrofotografia in ultravioletto di Venere

La fotografia in ultravioletto rappresenta un'innovativa frontiera nella studiare Venere. Utilizzando filtri UV, gli scienziati ma anche gli astrofotografi possono osservare le nubi densamente stratificate che avvolgono il pianeta e identificare vari fenomeni atmosferici invisibili alla luce visibile. Ad esempio, le immagini in ultravioletto rivelano dettagli sulle composizioni chimiche dell'atmosfera e la dinamica dei venti, che può raggiungere velocità sorprendenti di 360 km/h.

Essendo il filtro in UV molto scuro ed essendo più sensibile alla nostra atmosfera in questa lunghezza d’onda, riprendere Venere in questa parte dello spettro non risulta mai particolarmente semplice e richiede quello che viene definito dagli astrofili “buon seeing”, ossia poca turbolenza atmosferica.

Una volta ottenuta l’immagine grezza, mediante alcuni programmi dedicati è possibile vedere le deboli strutture nuvolose che circondano completamente il pianeta, come nelle immagini allegate all’articolo.

La Missione Akatsuki

Una delle missioni più significative nella comprensione di Venere è la Akatsuki, una sonda giapponese che ha iniziato a orbitare attorno al pianeta nel 2015. Grazie a strumenti che catturano immagini in diverse lunghezze d’onda, inclusi filtri ultravioletti, Akatsuki ha portato alla luce fenomeni come onde atmosferiche e vortici, ampliando significativamente le nostre conoscenze.


Venere continua a rappresentare una delle sfide scientifiche più intriganti nel nostro sistema solare. La combinazione della sua geomorfologia unica e delle tecniche fotografiche in ultravioletto ha aperto nuove strade per l'esplorazione planetaria. Questi strumenti innovativi non solo ci permettono di vedere il pianeta in modo inedito, ma ci avvicinano anche alla comprensione di processi che possono avere implicazioni per l'analisi della vita e dell'atmosfera su pianeti extrasolari. 


Image Credits: Andrea Vanoni

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Autore: Andrea Vanoni 9 ottobre 2025
Un tempo riservata agli osservatori professionali e alle agenzie spaziali, l’osservazione e la ripresa di corpi celesti come la Luna, i pianeti e persino il Sole è oggi alla portata di molti grazie ai progressi della tecnologia e alla crescente accessibilità di strumenti astronomici amatoriali. Sempre più appassionati di astronomia si cimentano nella fotografia planetaria e solare, ottenendo risultati sorprendenti e contribuendo, talvolta, anche alla ricerca scientifica. Negli ultimi anni, il mercato ha visto un’impennata nella qualità e nella disponibilità di telescopi, camere planetarie, filtri solari e software di elaborazione immagini pensati per gli astrofili. Strumenti come: • Telescopi a lunga focale , ideali per l’osservazione planetaria • Camere CMOS ad alta sensibilità e frame rate elevato • Software di stacking e post-processing (come AutoStakkert!, RegiStax e AstroSurface) hanno rivoluzionato le possibilità di chi osserva il cielo da casa, permettendo di ottenere dettagli sorprendenti di Giove, Saturno, Marte, delle fasi lunari e persino delle macchie solari.
Autore: Liliana Balotti 2 ottobre 2025
La NASA ha ufficialmente annunciato la selezione di 10 nuovi astronauti per la classe del 2025 , scelti tra oltre 8.000 candidati provenienti da tutti gli Stati Uniti. Dopo un lungo e rigoroso processo di valutazione che ha incluso test fisici, psicologici, tecnici e colloqui altamente selettivi, sono emersi sei donne e quattro uomini che rappresentano l'élite scientifica, tecnica e operativa del Paese. Il nuovo gruppo inizierà ora un intenso programma di addestramento di due anni presso il Johnson Space Center di Houston , sede storica del corpo astronauti. Durante questo periodo, saranno formati su una vasta gamma di competenze: camminate spaziali (EVA), operazioni robotiche, ingegneria di sistemi spaziali, lingua russa (necessaria per lavorare con i colleghi a bordo della ISS), sopravvivenza in ambienti ostili e operazioni mediche d’emergenza. Solo al termine di questo addestramento otterranno la qualifica ufficiale di astronauta. La classe del 2025 potrà essere assegnata a diverse missioni, tra cui spedizioni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) , missioni commerciali con partner privati come SpaceX e Axiom , o, per alcuni di loro, ruoli chiave nelle prossime fasi del programma Artemis , che punta a riportare l’uomo — e per la prima volta una donna — sulla superficie lunare nel corso di questo decennio. Obiettivo finale: creare una presenza umana sostenibile sulla Luna e, successivamente, pianificare le prime missioni con equipaggio verso Marte . Con questa nuova selezione, il numero totale di astronauti scelti dalla NASA dalla nascita del corpo astronauti — risalente al 1959 con il primo gruppo delle missioni Mercury — sale a 370 persone . Si tratta di un traguardo simbolico, che riflette non solo la continuità della grande tradizione spaziale americana, ma anche la sua trasformazione: dagli anni pionieristici della corsa allo spazio, passando per le missioni Apollo, lo Space Shuttle e la ISS, fino all’attuale era di collaborazione tra agenzie spaziali e aziende private. La classe 2025 si distingue per la sua notevole diversità professionale . Tra i nuovi astronauti figurano piloti militari collaudatori , ingegneri aerospaziali , medici , scienziati planetari , esperti di missioni spaziali commerciali e persino una ex atleta della nazionale statunitense di rugby. Alcuni hanno già avuto un assaggio dello spazio, come Anna Menon , che ha volato nel 2024 nella missione privata Polaris Dawn , mentre altri hanno alle spalle centinaia di ore di volo in teatri operativi o hanno partecipato a missioni scientifiche in ambienti estremi sulla Terra, come l’Antartide o zone vulcaniche. Il loro background riflette il nuovo volto dell’esplorazione spaziale americana: multidisciplinare, collaborativo, altamente tecnico e sempre più orientato verso l’esplorazione umana del Sistema Solare . Questi dieci astronauti non saranno solo esploratori: saranno scienziati, ingegneri, comunicatori, ambasciatori della Terra nello spazio. Con l’ambizione di riportare esseri umani sulla Luna dopo oltre 50 anni, e con la prospettiva di spingersi oltre, la NASA sta costruendo oggi la squadra che domani potrebbe rappresentare l’umanità su altri mondi.
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