AstroRubrica: l'eredità di Gaia

Elisa Goffo • 24 gennaio 2025

Dopo 10 anni trascorsi a svelare i segreti della nostra galassia, la missione Gaia giunge al termine

Dopo dieci anni di osservazioni della nostra galassia, la missione dell’ESA Gaia sta per andare "in pensione". Con trilioni di dati raccolti su circa due miliardi di stelle e altri corpi celesti, Gaia è senza dubbio una delle missioni spaziali che ha rivoluzionato la nostra comprensione della Via Lattea e del suo vicinato.

Se chiedeste a un astronomo quali sono state le missioni più importanti per lo studio della nostra galassia negli ultimi decenni, Gaia sarebbe certamente una delle prime a essere nominata.

Lanciato nel dicembre 2013, il satellite Gaia ha iniziato la sua missione di esplorazione con l’obiettivo di creare una mappa della nostra galassia. Il satellite ha scandagliato l’intera volta celeste, raccogliendo informazioni su posizioni, distanze, moti e composizione chimica di miliardi di stelle. Dopo dieci anni di esplorazione, la missione si sta avviando verso la conclusione: il 15 gennaio 2025 Gaia ha effettuato la sua ultima osservazione scientifica, sebbene il lavoro di analisi dei dati continuerà per molti anni.

I risultati di Gaia sono incredibili, e hanno permesso di rispondere a domande fondamentali sulla Via Lattea e sull’universo circostante.


Lo studio e la mappatura della Via Lattea


Tra i principali traguardi scientifici raggiunti, Gaia ha fornito una visione incredibilmente dettagliata della struttura della nostra galassia

Ha rivelato la presenza di quattro bracci a spirale e ha permesso di studiare in profondità la struttura della barra centrale della galassia. Ma non solo: grazie ai dati di Gaia, è stato scoperto che l’alone della Via Lattea non è sferico, come si pensava in precedenza, ma allungato e deformato come una palla da rugby che è stata appena colpita. I dati della missione potrebbero permetterci di creare una vera e propria mappa tridimensionale della nostra Galassia.

Con una precisione senza precedenti, Gaia ha misurato le posizioni e i moti delle stelle, portando a una comprensione più profonda dell’evoluzione della Via Lattea.

Un altro contributo fondamentale di Gaia riguarda la storia della nostra galassia. I dati hanno svelato che la Via Lattea ha subito numerosi eventi di fusione con altre galassie più piccole nel corso del tempo. In particolare, Gaia ha identificato l’esistenza di Gaia-Enceladus, una galassia che si è fusa con la nostra circa 10 miliardi di anni fa. Altri esempi di fusione sono quello con le galassie nane Sequoia e Sagittario, che hanno avuto un impatto significativo sulla formazione delle stelle nella nostra galassia. 

Buchi neri, quasar, esopianeti e tanto altro

Gaia ha anche fatto scoperte straordinarie riguardo agli oggetti più misteriosi dell'universo, come i buchi neri. La missione ha permesso di identificare i buchi neri più vicini alla Terra: Gaia BH1 e Gaia BH2, situati rispettivamente a 1560 e 3800 anni luce da noi. Inoltre, Gaia ha mappato la posizione di circa 1,3 milioni di quasar, nuclei galattici luminosi e attivi alimentati da buchi neri supermassicci.


Per quanto la missione principale fosse incentrata sullo studio delle stelle della galassia, un altro importante risultato di Gaia riguarda la ricerca di esopianeti, cioè pianeti al di fuori del Sistema Solare. Grazie all'astrometria, Gaia è riuscita a rilevare le piccole oscillazioni delle stelle causate dalla presenza di pianeti orbitanti. Questo aprirà la strada alla scoperta di migliaia di nuovi esopianeti nei prossimi anni.


L'eredità di Gaia

La missione sta per giungere al termine, ma l’eredità di Gaia vivrà ancora per molti anni. Il 27 marzo 2025 il satellite verrà spostato in un’orbita attorno al Sole e definitivamente spento. I dati raccolti però continueranno a essere analizzati. La comunità scientifica prevede che ulteriori scoperte emergeranno nei prossimi anni, grazie alle future pubblicazioni dei dati, come la quarta pubblicazione (chiamata DR4) prevista per il 2026.

Questi dati costituiscono una risorsa fondamentale per la ricerca astronomica, che continuerà a utilizzare le informazioni di Gaia per esplorare nuovi angoli dell’universo, studiare la storia della Via Lattea, e persino scoprire nuovi oggetti esotici.

Mentre Gaia si prepara ad andare in pensione, la sua missione ha lasciato un’impronta indelebile nella nostra comprensione dell'universo. Le scoperte fatte finora hanno cambiato il nostro modo di vedere la galassia e il cosmo, e le sue preziose informazioni guideranno gli astronomi nelle scoperte future.

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Un tempo riservata agli osservatori professionali e alle agenzie spaziali, l’osservazione e la ripresa di corpi celesti come la Luna, i pianeti e persino il Sole è oggi alla portata di molti grazie ai progressi della tecnologia e alla crescente accessibilità di strumenti astronomici amatoriali. Sempre più appassionati di astronomia si cimentano nella fotografia planetaria e solare, ottenendo risultati sorprendenti e contribuendo, talvolta, anche alla ricerca scientifica. Negli ultimi anni, il mercato ha visto un’impennata nella qualità e nella disponibilità di telescopi, camere planetarie, filtri solari e software di elaborazione immagini pensati per gli astrofili. Strumenti come: • Telescopi a lunga focale , ideali per l’osservazione planetaria • Camere CMOS ad alta sensibilità e frame rate elevato • Software di stacking e post-processing (come AutoStakkert!, RegiStax e AstroSurface) hanno rivoluzionato le possibilità di chi osserva il cielo da casa, permettendo di ottenere dettagli sorprendenti di Giove, Saturno, Marte, delle fasi lunari e persino delle macchie solari.
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La NASA ha ufficialmente annunciato la selezione di 10 nuovi astronauti per la classe del 2025 , scelti tra oltre 8.000 candidati provenienti da tutti gli Stati Uniti. Dopo un lungo e rigoroso processo di valutazione che ha incluso test fisici, psicologici, tecnici e colloqui altamente selettivi, sono emersi sei donne e quattro uomini che rappresentano l'élite scientifica, tecnica e operativa del Paese. Il nuovo gruppo inizierà ora un intenso programma di addestramento di due anni presso il Johnson Space Center di Houston , sede storica del corpo astronauti. Durante questo periodo, saranno formati su una vasta gamma di competenze: camminate spaziali (EVA), operazioni robotiche, ingegneria di sistemi spaziali, lingua russa (necessaria per lavorare con i colleghi a bordo della ISS), sopravvivenza in ambienti ostili e operazioni mediche d’emergenza. Solo al termine di questo addestramento otterranno la qualifica ufficiale di astronauta. La classe del 2025 potrà essere assegnata a diverse missioni, tra cui spedizioni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) , missioni commerciali con partner privati come SpaceX e Axiom , o, per alcuni di loro, ruoli chiave nelle prossime fasi del programma Artemis , che punta a riportare l’uomo — e per la prima volta una donna — sulla superficie lunare nel corso di questo decennio. Obiettivo finale: creare una presenza umana sostenibile sulla Luna e, successivamente, pianificare le prime missioni con equipaggio verso Marte . Con questa nuova selezione, il numero totale di astronauti scelti dalla NASA dalla nascita del corpo astronauti — risalente al 1959 con il primo gruppo delle missioni Mercury — sale a 370 persone . Si tratta di un traguardo simbolico, che riflette non solo la continuità della grande tradizione spaziale americana, ma anche la sua trasformazione: dagli anni pionieristici della corsa allo spazio, passando per le missioni Apollo, lo Space Shuttle e la ISS, fino all’attuale era di collaborazione tra agenzie spaziali e aziende private. La classe 2025 si distingue per la sua notevole diversità professionale . Tra i nuovi astronauti figurano piloti militari collaudatori , ingegneri aerospaziali , medici , scienziati planetari , esperti di missioni spaziali commerciali e persino una ex atleta della nazionale statunitense di rugby. Alcuni hanno già avuto un assaggio dello spazio, come Anna Menon , che ha volato nel 2024 nella missione privata Polaris Dawn , mentre altri hanno alle spalle centinaia di ore di volo in teatri operativi o hanno partecipato a missioni scientifiche in ambienti estremi sulla Terra, come l’Antartide o zone vulcaniche. Il loro background riflette il nuovo volto dell’esplorazione spaziale americana: multidisciplinare, collaborativo, altamente tecnico e sempre più orientato verso l’esplorazione umana del Sistema Solare . Questi dieci astronauti non saranno solo esploratori: saranno scienziati, ingegneri, comunicatori, ambasciatori della Terra nello spazio. Con l’ambizione di riportare esseri umani sulla Luna dopo oltre 50 anni, e con la prospettiva di spingersi oltre, la NASA sta costruendo oggi la squadra che domani potrebbe rappresentare l’umanità su altri mondi.
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